Aprire uno studio olistico in Italia può apparire inizialmente difficoltoso, soprattutto perché la normativa vigente relativa al settore non è molto definita. Prima di affrontare l’ argomento chiariamo alcune cose.
Che cosa significa “olistico”?
Il termine olistico deriva dal greco “olos”, che indica la totalità, la globalità di qualcosa; può essere applicato a diversi contesti, quali la medicina, la psicologia, la fisica, la filosofia, la pedagogia e perfino al marketing (per esempio nella medicina olistica si dice che psiche e corpo sono un tutt’uno e quindi che un disturbo a livello psicologico si può ripercuotere a livello somatico e viceversa).
Uno studio olistico è, quindi, considerato un ambiente dove si applicano terapie olistiche o si commerciano prodotti naturali connessi alla filosofia olistica.
Facciamo un’altra precisazione sul termine terapia: è un termine che deriva dal greco therapeía che significa cura, di conseguenza possiamo dire che la terapia olistica è l’arte che si prende cura dell’essere umano nella sua interezza.
La terapia olistica si può esercitare attraverso una tecnica particolare o, più sovente, a mezzo dall’associazione di più tecniche rivolte ad accordare corpo e mente.
Esistono davvero tante terapie, qui di seguito ne elenchiamo le più utilizzate: aromaterapia, cromoterapia, reiki, fiori di Bach, la medicina tradizionale cinese,la medicina ayurvedica,la medicina tibetana, i fiori australiani, la cinesiologia, lo shiatzu, la riflessologia plantare e così via.
La terapia olistica viene praticata da un operatore olistico che nella fattispecie, non viene considerato un terapeuta in quanto non può emettere diagnosi o prescrivere medicinali; ovviamente può avvalersi del consulto dei medici per integrare, con la medicina ufficiale, le sue competenze olistiche per migliorare il benessere complessivo della persona.
La figura del professionista olistico si trova in una posizione abbastanza privilegiata nei confronti della legislazione italiana che, pur non riconoscendolo ufficialmente, non lo discrimina.
Questa figura è stata in qualche modo regolamentata, a mezzo della Legge 4 del 10 febbraio 2013 disposizioni sul riconoscimento delle libere professioni e le delibere a carattere regionale, che sono diverse da regione a regione e che sarebbe bene approfondire, per potersi mettere in regola dal punto di vista burocratico e da quello fiscale, prima di aprire uno studio olistico.
Requisiti per aprire un centro olistico
Aprire uno studio olistico di massaggi, significa iniziare un attività come libero professionista, presso una casa di proprietà, oppure presso uno studio che non sarà altro che, un locale tipo ufficio (Categoria Catastale A10, Uffici e studi privati); quindi sarete classificati come un libero professionista che usufruisce di un locale a norma per effettuare esclusivamente massaggi benessere.
Svolgere questa tipologia di esercizio richiede sempre che il o i posti dove si svolge l’attività, rientrino nella categoria Ufficio o Studio Privato (non locale commerciale e non abitazione); l’ alternativa è l’uso promiscuo dell’abitazione, cioè utilizzare un’abitazione di tipo civile o popolare senza cambiarne destinazione d’uso.
Per aprire uno studio privato come libero professionista dovrai aprire una partita iva a cui verrà associato un codice ateco (lo stesso usato dai liberi professionisti dei massaggi benessere che lavorano presso strutture già esistenti).
Non sarà necessario iscriversi al Registro delle Imprese, quindi non sarà obbligatorio iscriversi presso la camera di commercio.
Quello che invece bisognerà fare sarà l’iscrizione all’INPS, nella sezione “Gestione Separata”, dove vengono convogliati tutti i professionisti senza albo, e quindi anche l’operatore olistico. Non tratterò questo argomento particolare in maniera approfondita perché non è il mio campo, vi consiglio di rivolgervi ad un commercialista per farvi spiegare bene di cosa si tratta.
L’ 80% delle persone che vogliono cominciare l’attività di operatore olistico auspicano ad aprire uno studio in casa e, la motivazione è molto semplice: risparmiare usufruendo di locali che già si utilizzano come abitazione, piuttosto che acquistare o prendere in affitto, un ufficio. Purtroppo è molto più semplice aprire uno studio privato da “zero” piuttosto che utilizzare la propria abitazione. Oltre che i requisiti igienico sanitari che, comuni e Asl non sanno come applicare in questi casi, si deve combattere con la normativa che riguarda l’uso promiscuo della abitazione. Come ho anticipato prima lo studio privato, ovunque esso sia, deve essere accatastato A10 (ufficio o studio privato), mentre l’abitazione ha destinazione diversa (A2, A3 o altra).
Uso promiscuo dell’abitazione cosa significa?
Si va ad utilizzare un’abitazione, anche ad uso lavorativo, fermo restando che l’uso principale rimane quello abitativo; ho voluto sottolineare questo aspetto in quanto la categoria catastale definisce la tipologia dell’immobile e la sua rendita catastale.
In termini brevi, uso promiscuo significa che si abita in un immobile dove si svolge un attività lavorativa usando, però, pochi locali in rapporto alla grandezza di casa.
Per legge l’uso promiscuo deve essere dichiarato e deve essere verificata la possibilità di farlo apportando le giuste modifiche. L’ uso promiscuo ha regole diverse da comune a comune, ma partendo dal presupposto che è necessario un nulla osta, bisognerà recarsi in comune e chiedere cosa effettivamente dobbiamo fare per essere in regola.
Per quanto riguarda le norme igenico-sanitarie, non essendoci una normativa generale, è bene richiedere una consulenza o recarsi nel proprio comune/asl e farsi rilasciare il vademecum delle regole da rispettare.
A questo punto spero di avervi chiarito, almeno, alcuni dei quesiti che sicuramente vi sarete posti; ho deciso di darvi alcune indicazioni perché molte delle persone che si avvicinano a questo magnifico mondo, sono spaventati dalle trafile burocratiche quando in realtà l’unica cosa di cui si devono preoccupare è di formarsi adeguatamente.
Per cui, non aspettate oltre, prendete la vostra agenda e cominciate a programmare la vostra formazione, non solo per quest’anno, ma fino a quando deciderete di fare questo meraviglioso lavoro!
Eh già perché, se decidete di intraprendere questa strada, dovrete frequentare almeno un corso massaggio riconosciuto dal Coni; per tutto il resto ci sono dei bravissimi consulenti che vi potranno aiutare a pianificare i passi che serviranno per cominciare la vostra carriera di operatori olistici.
Fonte: Sabrina Giola