È da tempi passati e da culture antiche e diverse che viene utilizzata la stimolazione di punti situati sul piede con scopo terapeutico e per portare benessere psico-fisico, ma è grazie allo studio dei riflessi e con l’identificazione di un ordine ben preciso che si sviluppa una tecnica capace di rendere certo l’obbiettivo e di farne una valutazione degli effetti. Partendo dall’antichissima l’agopuntura che poneva numerosi punti importanti sulle estremità. E circa oltre 5000 anni fa sia in Cina che in India si aveva la conoscenza di poter agire sui nostri organi interni attraverso i piedi. In questo articolo andiamo a scoprire i cenni storici e le usanze nel mondo della riflessologia plantare che sono nozioni utili per coloro che hanno conseguito o intendendo frequentare un corso riflessologia plantare.
Cenni storici e usanze della riflessologia plantare
La tecnica viene riscoperta in Europa grazie alla diffusione delle pratiche olistiche di questo ultimo ventennio, con il nome di On zon Su. In Cina era pratica costante che studiosi e saggi taoisti camminassero molto, perchè il viaggiare a piedi era un modo per conoscere e aprirsi al mondo e alle sue esperienze, alternando cosi periodi di studio e ritiri nelle grotte, a lunghissimi viaggi in tutta la Cina e oltre. Si racconta che l’imperatore Grande Yi, ricordato per le opere di canalizzazione delle acque, fosse sempre in cammino, e sia passato dalla propria casa solo tre volte in tutta la sua vita. Egli peregrinava a piedi nudi, e quando alla sera sostava per riposare aveva l’abitudine di massaggiarsi i piedi per allentare stanchezza e fatica accumulata durante il giorno.
Un’altra usanza molto diffusa nell’antica Cina era quello di mendicanti che lavoravano nei bagni pubblici e che guadagnavano qualche soldo facendo massaggi ai piedi delle persone che frequentavano i bagni. Lo scopo di questo trattamento era quello di riattivare la circolazione delle persone stanche, ma in particolar modo portare sollievo ai piedi dei i ricchi ed i nobili, che facevano vita più sedentaria. Una vecchia leggenda narra di una fanciulla di nome Kyom Yin rimasta incinta camminando scalza sulle orme lasciate sulla terra da un gigante. Il bimbo nato da questa particolare situazione divenne poi il capostipite di una importante dinastia durata più di otto secoli, mentre la madre, Kyom Yin, fu considerata una specie di Madonna del paese di mezzo, cioè la Cina.
Nel 480 avanti Cristo, poco dopo la nascita di Confucio e Lao Tzu, (grandi filosofi, pensatori e studiosi della Cina), divenne molto importante e conosciuto il maestro Mak Zi (o Mou Zu). Questi era una sorta di Robin Hood dell’epoca, con l’idea che si dovesse togliere ai ricchi per dare ai poveri. Mak Zi era un grande studioso, ingegnere e filosofo, conoscente delle pratiche mediche. Egli si preoccupò di riunire e raccogliere tutte le conoscenze e tecniche degli studi altrui sullo studio e la pratica del piede, ufficializzò il tutto sotto il nome di On Zon Su, ovvero “arte di toccare il piede con mano tranquilla”.
Già nell’Egitto sono stati trovati reperti archeologici che testimoniano l’uso di queste stimolazioni da parte del medico del Faraone, ma anche nelle nostre aree sono stati fatti ritrovamenti che descrivono la cultura medica nelle nostre zone. La scoperta dell’antico bassorilievo nella piramide detta “del Grande medico” a Saqqara, unica piramide a gradoni dell’antico Egitto, rappresenta dei guaritori che comprimono il piede; i geroglifici tradotti, sembra dicano:
“Ti fa male qui?”
“Allora comprimo fino a far svanire il dolore.”
“Non farmi troppo male”
“Farò ciò che è necessario”.
Altri materiali archeologici ci arrivano dall’India, dal Messico e anche dai Camuni. Questo ci dimostra come la riflessologia è conoscenza innata che si basa sul riconoscimento da parte dell’Essere Umano del suo sé più profondo, che trova le proprie basi e radici nel piede. Partendo dal piede si va a studiare le radici e la corporeità dell’uomo come essere nel suo insieme di materia, energia e mente. Ad esempio gli stregoni pellerossa utilizzavano nella loro medicina la stimolazione dei riflessi del piede ottenendo ottimi risultati agli occhi dei pionieri che ebbero modo di vederne l’efficacia.Riassumendo possiamo dire che la pratica dei piedi fa proprio parte del bagaglio naturale dell’uomo. Nel 1912 un medico americano di nome William H. Fitzgeraldche operò a Londra e a Vienna portando la riflessologia alla ribalta dei riflettori del mondo occidentale. Le medesime pratiche che ispirarono la teoria zonale all’otorinolaringoiatra statunitense William Fitzgerald (1872-1942), appartengono alla antica cultura medica dei nativi Americani. È al medico Fitzgerald che si deve l’inizio della seconda fase. Attraverso molti anni di studio egli potè confermare che uno stimolo cutaneo produceva effetti a distanti e che tali effetti erano riproducibili e ripetibili almeno empiricamente. Si dice che utilizzò la pratica riflessologica nell’analgesia e nel dolore post operatorio. Egli era solito applicare appositi strumenti compressivi su articolazioni delle mani e dei piedi o a stimolarne mediante massaggio. Anche Cinesi, Egizi, Benvenuto Cellini, gli indiani pellerossa, gli indostani, ed Eurpeoi facevano la medesima cosa, ossia la compressione dei polpastrelli grazie a strumenti o massaggio. Nel 1916 pubblicò il libro intitolato “Terapia zonale” dove per la prima volta comparve la mappa del corpo umano attraversata da 10 linee verticali provenienti dalle dita delle mani e dei piedi in direzione del capo. Da questo nesso storico, filosofico ed antropologico, si conclude che la riflessologia funziona attraverso la compressione della parte lesa non diretta ma attraverso la sua proiezione, il suo riflesso in una determinata zona, e questo fu il contributo di W. Fitzgerald.
Negli anni successivi soprattutto grazie al dott. J. Riley e della sua allieva Euince D. Ingham, si arrivò cosi ad un modello più tecnico, strutturato e sistematico che, è arrivato fino a noi.
L’ allieva Eunice Ingham (1888- 1974) massaggiatrice americana partendo dagli studi di Fitzgerald giunse a collocare tutto il corpo nei soli piedi. Molto importanti furono i suoi due libri “Stories the feet can tell” (Storie che i piedi possono raccontare) e “Stories the feet have told” (Storie che i piedi hanno raccontato) per la diffusione al pubblico di questa conoscenza. Grazie a questa grande massaggiatrice americana dobbiamo la base concettuale delle attuali mappe che, nonostante i suoi limiti, hanno contribuito alla diffusione della riflessologia plantare.
Negli anni successivi la massaggiatrice tedesca Hanne Marquardt arrichì concluse il lavoro di E. Ingham aggiungendo le linee orizzontali e chiamandola riflessoterapia plantare, la introdusse nel campo sanitario dove riuscì ad ottenere ampi consensi. Negli anni 60 la riflessologia approda in Europa grazie all’opera di alcuni allievi della Ingham, e ha avuto un buono sviluppo oltre che negli Usa e in Russia anche, in Francia, Inghilterra, Svezia e Germania.
In Italia la riflessologia venne introdotta dal fisioterapista bergamasco Elipio Zamboni, egli studio sotto la guida di Hanne Marquardt. Zamboni decise di svolgere corsi di preparazione per i riflessologi dopo anni di pratica, esperienze e sperimentazione. Fondò così la prima Associazione di Riflessologia e nel 1987 la Scuola Triennale. “Sedere ai piedi di un paziente è un atto di umiltà e amore”. Mastro Elipio Zamboni.
Fonti:
www. lifegate.it
http://riflessologia.reflexal.com/storia-della-riflessologia.html
Tesi: La riflessologia Plantare nel Counseling Transpersonale di Elena Croce